La chiesa, posta sull’asse est-ovest, è priva di transetto, a tre navate ciascuna divisa in cinque campate e conclusa da un’abside semicircolare. Otto pilastri sorreggono le volte: i due più prossimi all’abside sono a fascio cruciforme e si elevano fino a sorreggere l’arco trasversale.
I restanti sei sono cilindrici, di cui due in pietra e quattro in cotto. Nel complesso i massicci sostegni, indispensabili per la statica, contribuiscono a conferire all’edificio un senso di imponenza, ritmando con evidenza tutto
lo spazio interno.

Il capitello di ogni pilastro sorregge, nella navata centrale, un fascio di semicolonne che a sua volta sostiene i costoloni e gli archi trasversali ogivali. Sempre sul capitello, inoltre, si impostano le volte delle navate laterali e
gli archi longitudinali a tutto sesto che dividono le navate laterali dalla centrale.
Quest’ultima, più elevata grazie agli elementi architettonici appena illustrati, presenta campate quadrate tranne la prima e l’ultima che sono rettangolari. Le campate sono coperte da ampie volte a crociera, eccetto quella del
presbiterio a botte, e nel loro insieme invitano l’occhio del visitatore ad alzare lo sguardo, conducendolo, prospetticamente, fino al catino absidale.
Nelle navate laterali, invece, le campate sono meno alte e coperte da volte a crociera senza costoloni. Hanno forma rettangolare, a eccezione della prima e dell’ultima che sono quadrate.
I pilastri addossati ai muri perimetrali hanno forme diverse che vanno dalla semplice struttura rettangolare a quella mistilinea, cioè composta da un fascio di semicolonne, che riprende l’aspetto dei sostegni delle volte.
Le finestre lungo le pareti risalgono al restauro del 1922- 1925 quando le precedenti aperture quadrate e semicircolari furono sostituite da altre con archi a forte strombatura.

 

 

Massicci pilastri cilindrici in cotto
Le colonne in pietra che sostengono la volta

Collocazione temporale

Molti sono gli elementi che legano la chiesa all’architettura lombarda cistercense che nasceva nel corso del XII secolo: l’estensione orizzontale della facciata, i pilastri cilindrici, di derivazione oltremontana, il fascio di semicolonne che si diparte da essi, le campate rettangolari, la volta a botte a sesto acuto del presbiterio e le volte ogivali. Se ne discosta invece per la presenza di absidi semicircolari. Questa, però, non è l’unica caratteristica della parte absidale che sia a sé stante; infatti, a differenza del resto della chiesa, la zona orientale presenta archi a tutto sesto e pilastri cruciformi. Ciò ci fa supporre che questa sia stata la porzione di edificio di più antica realizzazione a cui, senza interruzioni, fece seguito il resto della costruzione che venne influenzato da coevi edifici cistercensi. Da questi apprese numerosi elementi gotici pur
mantendone altri tardo romanici. Della tradizione romanica sono, infatti, i poderosi contrafforti lungo le pareti laterali dell’esterno, gli archetti pensili su sfondo intonacato, l’estensione in senso orizzontale della facciata ma anche la possanza delle strutture portanti. Decisamente gotici sono invece gli archi e le volte a sesto acuto.

Nel 2007 sono state effettuate indagini indirette con metodologia georadar nel sottosuolo della chiesa, al fine di individuare reperti che confermassero quanto riportato sulle lapidi poste a pavimento.
I risultati delle indagini hanno evidenziato la presenza di due lastre di pietra (tombe) a 1,5 metri di profondità proprio sotto due lapidi; altri due oggetti di forma tabulare sono stati rinvenuti in prossimità dell’ingresso sulla destra della chiesa e dietro l’abside minore dedicato a San Giuseppe. Una ulteriore anomalia ha evidenziato una struttura interrata nella navata sinistra poco oltre la cappella del Crocifisso; in assenza di riferimenti non si può avanzare alcuna ipotesi interpretativa.
Infine sono emerse dieci tracce di strutture interrate poste a una profondità di 30-40 cm, in corrispondenza delle linee di collegamento delle colonne; presumibilmente si tratta dei resti delle murature di sostegno delle volte poi demolite in occasione del rifacimento della pavimentazione negli anni ‘20.

Vista delle volte